Tipologie di canapa
La canapa è composta da varietà di Cannabis sativa che contiene meno dello 0,3% di Tetraidrocannabinolo (THC). Marijuana, canapa e cannabis sono nomi comuni del genere Cannabis e il termine è usato per le piante coltivate per uso non farmacologico, quindi per quelli ricreativi. Premesso ciò, ecco una guida alle tipologie di canapa presenti oggi sul mercato e le relative caratteristiche strutturali che presentano.
Che cos’è la canapa?
La canapa è una pianta annuale a foglia larga che richiede generalmente 110 giorni per la sua crescita, subordinata quest’ultima alla ricezione di almeno 25,4-30,5 centimetri di pioggia. L'umidità del suolo tende infatti ad influenzare la capacità della radice di penetrare in profondità, anche se la canapa ha dimostrato di essere un pianta che si adatta facilmente a una varietà di condizioni di umidità del suolo. In alcuni terreni il fittone può persino penetrare a una profondità di 15-30 centimetri, mentre in quelli compatti o umidi la pianta produce radici fibrose più laterali. Una radice di canapa è ben attrezzata per crescere in profondità nel profilo del suolo e per raccogliere i nutrienti che sono stati lasciati dalle colture precedenti nel profilo del suolo. Questo attributo della grande radice è utile anche per trovare acqua nelle annate secche o nei terreni sabbiosi. Le piante di canapa sono tra l’altro amanti del calore (termofile) e del sole (eliotropiche). La produzione di biomassa e di semi sarà quindi ridotta se le piante non ricevono abbastanza sole e calore durante la stagione di crescita. Le foglie di canapa sono infine palmate e composte da foglioline dalla forma seghettata. Le coppie di foglie inferiori invece di solito si trovano in una disposizione opposte sullo stelo. Detto ciò, a questo punto vale la pena descrivere i tre principali tipi di canapa e i relativi usi, da cui si estraggono fibre e oli entrambi utili per utilizzi industriali, medicali e ricreativi.
La Cannabis sativa
Esistono tre specie di pianta di canapa ossia la Cannabis Sativa, l ‘Indica e la Cannabis Ruderalis. Il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), è il principio attivo della marijuana, ed è l’elemento che fa la principale differenza tra le diverse specie. La Cannabis sativa è una sottospecie conosciuta con il nome di canapa, ed ha un contenuto di THC inferiore allo 0,3% quindi si tratta di una pianta non psicoattiva. La Cannabis sativa è generalmente alta e ramificata in modo casuale, ricca di fibre e cereali e permette di realizzare molti prodotti per uso industriale.
La indica
La cannabis indica ha una scarsa qualità di fibre e viene utilizzata sia per produrre farmaci che a scopi ricreativi. La pianta è relativamente corta, conica e densamente ramificata e vanta un coefficiente più alto di Cannabidiolo (CBD) rispetto alla tipologia sativa. La marijuana a seconda del ceppo, può tuttavia avere concentrazioni di THC oscillanti tra il 18% e il 38%, quindi ben oltre la soglia massima (3%) consentita per usi ricreativi. Inoltre sia la sativa che l’indica sono sensibili alla lunghezza per indurre la fioritura, per cui più la pianta cresce piuttosto alta tanto maggiore saranno fiori e foglie che presenterà.
La ruderalis
La cannabis ruderalis produce fiori in base alla sua età piuttosto che al ciclo di luce (fotoperiodo). Questo tipo di fioritura è anche noto come autofiorente. La pianta tra l’altro contiene livelli di THC inferiori al 3% quindi non è psicoattiva, e in compenso ne vanta di alti in termini di CBD. In passato, la pianta non veniva molto considerata in nessun campo ma oggi è decisamente popolare, e il motivo è legato al fatto che a differenza delle specie sativa e indica, non fa affidamento sulle ore di luce per sviluppare i fiori bensì prospera a seconda dell'età. Questa pianta infatti essendo autofiorente si sviluppa dopo 4 settimane circa.